3 aprile 2007

Lotus Birth: nati con la placenta!


Mancavano due mesi alla nascita di mia figlia Luna quando lessi del Lotus Birth su una rivista prestatami da un’amica. Era la prima volta che ne sentivo parlare, eppure immediatamente seppi che così dovrebbe essere e così sarebbe stato. Quando Luna sarebbe nata l’avremmo accolta in un ambiente calmo, l’avremmo protetta da qualsiasi interferenza mentre si sarebbe adattata alla vita fuori dall’utero assieme a noi, la sua famiglia e l’avremmo lasciata connessa alla sua placenta fino a quando non se ne sarebbe separata lei stessa, spontaneamente
Il Lotus Birth infatti non è altro che questo: lasciare l’unità neonato-placenta intatta e attendere che la separazione avvenga in tempi naturali. Il nome deriva da Clair Lotus Day, la quale nel 1976 con molta determinazione riuscì a convincere il medico dell’ospedale a non tagliare il cordone. Clair aveva avuto modo di osservare le ripercussioni del taglio del cordone sull’aura delle persone nel corso della sua attività di chiaroveggente. Centinaia di bambini nati con il Lotus Birth hanno visto la luce da allora, rendendo possibile una valutazione attenta dei numerosi vantaggi di questa procedura che finora sembra non presentare controindicazioni.

La trasfusione completa dalla placenta, intanto, fornisce al bambino fino a 60 cc. di sangue la cui perdita corrisponde ad una emorragia grave con tutte le conseguenze. In queste circostanze l’ittero del nascituro è inevitabile: non a caso essa viene chiamata “fisiologica”! Il suo ruolo sembra sia quello, di proteggere la pelle dall’esposizione alla luce solare diretta. Il neonato e la placenta si originano dalla medesima cellula uovo fecondata e sono quindi, embriologicamente e geneticamente parlando, la stessa cosa. Il mantenimento dell’integrità fisiologica dell’unità neonato-placenta ha sicuramente delle ripercussioni che possono esser comprese se si considera come le funzioni metaboliche della placenta siano molto complesse.

Nulla fa escludere l’eventualità che anche successivamente alla trasfusione si abbia un trasferimento di nutrienti verso il neonato, siano essi fisici o energetici. E’ utile ricordare infatti come esistano cinque corpi (fisico, eterico, emozionale, mentale e spirituale) tra i quali vi è un flusso continuo di energia. Il distacco spontaneo avviene quando il bambino è pronto per esso, ovvero quando i suoi cinque corpi energetici, di cui l’aura è l’emanazione, sono completamente formati.

A confermare quanto detto, si è osservato come il tempo medio di chiusura dell’ombelico a seguito di un taglio immediato del cordone sia di 9,56 giorni, aspettando che il cordone smetta di pulsare esso si accorcia a 7,16 giorni per ridursi a soli 3,75 giorni se si taglia successivamente. Sono dati che sembrano proprio suggerire una natura traumatica del distacco provocato.

Questa pratica inoltre incoraggia a non interferire in nessun modo nell’immediato dopoparto; favorisce quindi il legame tra la madre (e il padre) e il neonato e invita ad attendere senza fretta il secondamento spontaneo. Nonostante venga spontaneo associarlo ad un parto naturale, specie in un ambiente familiare, il Lotus Birth può venir agilmente integrato nel protocollo ospedaliero. Anzi, proprio nel caso di un parto medicalizzato, in particolar modo se è stato necessario ricorrere al taglio cesareo o se si tratta di una nascita prematura, esso è particolarmente indicato per compensare gli altri traumi.

Il procedimento da seguire è estremamente semplice. Si aspetta finché la placenta non è uscita, se possibile spontaneamente. La si ripone in una ciotola vicino a mamma e neonato. In seguito va lasciata sgocciolare, sciacquata accuratamente sotto acqua corrente per rimuovere tutto il sangue residuo e gli eventuali coaguli e asciugata quindi delicatamente. La placenta va tenuta vicino, eventualmente avvolta in un panno assorbente o anche in una borsa fatta apposta per lei, sempre di stoffa beninteso, mai di plastica. Basta solo fare attenzione a non tirare il cordone quando si sposta il bambino ed utilizzare abiti comodi, senza stringere i pannolini, meglio ancora se si mette semplicemente il pannolino o un asciugamano sotto il bambino.[...]

Mi è stato chiesto se questi bambini nati con il Lotus Birth fossero davvero diversi dagli altri. Certo che lo sono, dato che non sono passati per il trauma del taglio del cordone ombelicale! C’è chi ha osservato come i neonati venuti alla luce con il Lotus Birth siano più integri, liberi da segni di sofferenza e di stress. Oggettivamente parlando è davvero arduo fare paragoni. I miei due bambini sono per esempio entrambi molto forti sia fisicamente che spiritualmente. Per noi il Lotus Birth è stato, infatti, un ulteriore passo in una scelta di vita ben precisa. Al di là della comunicazione con i bambini che abbiamo accettato e nutrito ben prima della loro nascita, abbiamo cercato di accoglierli in intimità, con rispetto e amore e cerchiamo di accompagnarli ora nella consapevolezza delle loro esigenze e dei nostri limiti. [...]

Il Lotus Birth è un’inequivocabile evoluzione in senso pacifista ed amorevole del percorso di nascita. Sicuramente questa evoluzione ci può accompagnare verso l’Homo ecologicus caro a Michel Odent e verso una guarigione della terra grazie alla guarigione della nascita, come ama dire Jeannine Parvati Baker.
Parole di Shivam Rachana
autrice del libro: “Lotus Birth, il parto integrale!
"Nell’ambito di una prospettiva olistica, il Lotus Birth è una scelta molto logica… Il Lotus Birth rallenta le cose, fatto altamente auspicabile. I momenti successivi al parto vanno assaporati, sono come i momenti dopo aver fatto l’amore, dopo l’orgasmo, un periodo di intimità e di integrazione. Una madre che ha appena dato alla luce il suo bambino dopo nove mesi di gravidanza ha bisogno di tranquillità e di riposo. L’esperienza del parto esige di venire integrata. Un periodo per riflettere sull’accaduto e per parlarne con persone disponibili è di grande aiuto. Anche il padre e gli altri figli, nel caso siano stati presenti, apprezzano questo “tempo di transizione”, e ne traggono beneficio. Il Lotus Birth offre a tutta la famiglia l’opportunità di ritrovare uno stato di quiete, stando assieme dopo la nascita in un modo molto speciale. Finché il neonato è attaccato alla placenta, il senso di trovarsi in uno spazio “tra due mondi” è molto forte. Il neonato è qui, ma è ancora là, e in questo periodo la transizione dall’“altrove” al piano dell’esistenza fisica è evidente. …Essa induce a rallentare i tempi. Cio’ è davvero auspicabile… il tempo di transizione dall’aldilà al piano fisico dell’esistenza diventa ovvio."
"Sei giorni dopo che lo spermatozoo... è penetrato nella cellula uovo... questo minuscolo organismo di 6 giorni di età che sta per annidarsi nella parete dell'utero... (si) divide... in due parti: una parte si trasforma nel feto ed una parte nella placenta...
Si può considerare la placenta come un'arto che muore perchè è di fatto un'stensione corporea del bambino. Invece di recidere una parte del corpo che è diventata ormai quasi inutile dal punto di vista fisico, possiamo concedere al bambino il tempo che gli serve a livello spirituale per lasciar andare questa fonte di vita che si è presa cura di lui durante l'esistenza intrauterina; è come concedere al bambino lo spazio spirituale per decidere che la placenta non gli serve piu" (Estrato dal libro Lotus Birth, il parto integrale!”)

Leggi anche:
in Inglese:

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti!!!
Finalmente si comincia a parlare di queste cose!!! Io personalmente sono pienamente d'accordo; il mio bambino infatti è nato in casa e guai a chi toccava la placenta!!! E' stata un'esperienza meravigliosa e posso confermare che lui è un essere speciale...consiglio il lotus birth a tutte le mamme del mondo!! Baci a tutti :)

Anonimo ha detto...

Salve!
Bellissima questa cosa della placenta ma soprattutto mi sembra positivo che si ponga attenzione affinchè il trauma della nascita sia un po' più "delicato". Volevo chiedere però, cosa si può fare nel caso in cui il bambino debba per forza nascere prematuro per complicazioni della madre o quant'altro non permetta di portare la gravidanza al suo termine naturale. Se qualcuno ha delle informazioni al riguardo, mi farebbe piacere leggerle. Grazie ed un abbraccio a tutti i navigatori di Stazione Celeste!!!

Anonimo ha detto...

Grazie, Grazie,
sono fortemente fiducioso in quanto futuro padre, che quella della nascita Lotus sia il futuro di tutte quelle anime che troveranno spazio su questa meravigliosa terra! Abbracciamo fortemente questa modalità di nascita e prima o poi risuonerà l'eco dentro a tutte le future mamme e come un contagio universale il (bambino integro) splenderà della sua luce e riempirà la terra con conoscenza e coscienza univerasale. Io e mia moglie auguriamo a chi leggerà questo blog di cercare e approfondire senza lasciarsi influenzare dalle paure che altre persone attorno a loro innescheranno. Solo dopo aver (rivissuto la propria nascita) si riesce a comprendere quanto il taglio del cordone ombelicale sia traumatico per un bambino che non possiede ancora gli strumenti per difendersi, ma posso asssicurarvi che fa il possibile per farvelo capire.
Un grandissimo abbraccio a tutte le meravigliose creature che leggono e seguono (la stazione celeste) Grazie Mauro e Elena futuri genitori Lotus.

Anonimo ha detto...

Sono daccordo, è una cosa che ho da sempre pensato, purtroppo le mie due figlie sono nate venti anni fa e non ho avuto modo di sperimentarlo, sono felice per i figli che verranno.........sono cose che noi mamme sentiamo, ma ci dicono che non è così

Anonimo ha detto...

E'semplicemente MERAVIGLIOSO!!! Non sapevo assolutamente niente intorno a questo argomento (anche se,avendo avuto l'esperienza - bellissima - di assistere al parto della mia micia, potevo immaginare qualcosa del genere - le mamme "non umane" già lo sanno -). Spero davvero che sempre più mamme e padri rispettino la natura anche in questo senso...è fondamentale!

Anonimo ha detto...

6 ottobre 2005: la nascita di Walter, ore 8.32

San Giuseppe della Chiusa – Dolina

“Sei stata coraggiosa!” continuo a sentirmi dire dalle molte persone, anche donne, a cui racconto la “storia” di Walter…e mia. La nascita di Walter. Se l’era presa con calma (ma cosa significa “calma”?) perché sul finire della quarantaduesima settimana decisi di “aiutarlo” prendendo i due cucchiai di olio di ricino per avviare il travaglio. Avevo passato la mattinata in ospedale, una mattinata non esattamente piacevole trascorsa tra il monitoraggio ed un’ecografia chilometrica (una tirocinante stava facendo esercizio..!!!).

Esami di “rito”… nel caso dovessi finire in ospedale nonostante i preparativi per il parto in casa. E poi la ramanzina del medico che mi faceva sentire in colpa perchè se il bimbo non nasceva era soltanto colpa mia…(!?).

Così dopo una ½ ora di sonno iniziò improvvisamente il “big bang” con una fitta al basso ventre. Incredula e soprattutto di soprassalto mi ero quasi risvegliata: ma cos’era successo? E dopo poco un’altra fitta ben più definita che mi toglieva del tutto dal sonno. Dovevo svegliare Paolo? Forse è un falso allarme.

E poi, cos’è che “disturba” così prepotentemente il mio sonno appena iniziato? Ero sbigottita. Tutto ciò mi prendeva quasi alla sprovvista, ma allo stesso tempo in qualche angolo del cervello volevo vivermi il momento da sola.

Ed un’altra fitta: stavolta mi ha tolto il fiato! Paolo!! Credo di avere delle fitte…! Contiamo i minuti: sono circa 4 tra una fitta e l’altra. Che si fa? Devo far pipì… Chiamiamo Elisabetta? E’ l’una di notte… Beh, prima faccio pipì, poi la chiamiamo… forse! (Forse non serve… a quest’ora poi?!?).

Per fare la rampa di scale e raggiungere il bagno ho altre due fitte così forti da dovermi aggrappare al corrimano e chiedere il sostegno a Paolo.
Trovo un muco delicato, rosato. Ma cosa sta succedendo? …Che sia iniziato…il parto?

Non è cosa facile parlare al telefono con Elisabetta mentre la forza delle gambe mi abbandona durante le fitte così coinvolgenti da farmi entrare in un profondo e frequente respiro.
Elisabetta al principio stenta a rispondermi: è notte, i suoi bimbi dormono…lei stava dormendo…Le dico, respirando affannosamente, che ho delle forti fitte e lei non fa in tempo a chiedermi ogni quanti minuti che un’altra contrazione si fa sentire…Contrazione?! Ma allora è iniziato proprio il travaglio?! Elisabetta non esita oltre e mi dice “Inutile parlare al telefono…Arrivo!”

Ah, bene. Arriva! Che sia la volta buona? Non ho mai vissuto questo momento, sono ancora un po’ incredula, ma la gioia mi assale anche quando ci sono le contrazioni. Mi sento forte e fragile allo stesso tempo, è come se una sorte di energia interna, a me sconosciuta, si fosse messa in moto.

Bisogna chiamare Rossana, dico a Paolo. Ma no, è notte, mi fa lui. Lei mi ha detto di chiamarla, mi ha chiesto di poter assistere al parto, alla nascita di Walter!!! Ok, la chiamo.

L’arrivo di Elisabetta mi fa sentire rincuorata ed al sicuro. Le contrazioni sono molto forti, mi duole molto la zona del taglio cesareo. Sono in piedi, provo a sedermi a metà tra due sedie, vomito…. Elisabetta dice “se si apre sopra si apre anche sotto! Va tutto bene.” Mi sento più libera. Rossana mi accompagna in bagno. Forse seduta sul water starò meglio. No, e poi ho freddo Ross mi parla un po’ scherzosa… non la sento, sono in trance. Sto bene dentro di me, mi riposo tra una contrazione e l’altra, ma più passa il tempo più il dolore al basso ventre sul taglio cesareo pregresso diventa insopportabile!

Sento Elisabetta bisbigliare a Paolo e a Rossana che in questi momenti è meglio non parlare ad alta voce… meglio non parlare proprio! Mi fa dei monitoraggi senza che io debba prendere una posizione diversa da quella in cui mi sento meglio, ma solo appoggiando il “microfono” sul cuoricino di Walter… che emozione sentire i suoi battiti galoppanti che rallentano appena durante le strette! “Scusa se ti disturbo, ma è meglio che controlli ogni tanto” mi dice Elisabetta. Non mi dà alcun fastidio. E’ così delicata e discreta nell’avvicinarmisi. Sentirla così vicina mi dà grande conforto. Anche i suoi lievi massaggi sul bacino e la pulizia dei genitali con l’acqua tiepida mi rilassano. Mi sento confortata dalla sua presenza ed in questa fase del travaglio ho costantemente bisogno di aggrapparmi a qualcuno. Ho molta sete e dopo ogni contrazione sorseggio un po’ d’acqua fresca.

La dilatazione procede velocemente ed Elisabetta prevede, nel caso tutto proceda così, che entro le 6 del mattino Walter potrebbe esser nato. Passano circa due ore, ho trovato una posizione comoda carponi sul tappeto appoggiata al divano. Il dolore alla sola zona del basso ventre sul cesareo è fortissima e penso di non riuscire ad andare avanti a lungo così. Tutto sembra ripetersi senza grandi modifiche, senza un movimento “diverso” che faccia sentire la progressione del parto. Il tempo si dilata, ne perdo la cognizione. AIUTO! Aiuto, non ne posso più!!! Vorrei sbattere la testa contro il muro, così forte da perdere i sensi. Aiuto! Guardo Elisabetta vicino a me. Gli occhi negli occhi: lei mi accoglie, conosce il mio stato, forse ne ha compassione… ma la sua immobilità mi suggerisce “coraggio, non sei da sola anche se ce la devi fare tu. Coraggio!”

L’iniziazione del parto: per me è stato questo. Sono arrivata ad un punto in cui avrei voluto morie, finirla così.

Attraverso questo stato, ad un certo punto, qualcosa stranamente cambia. Durante una contrazione che inizia dolorosissima, improvvisamente sento l’impulso di spingere con forza. Mi sento pervasa da una forza interna di espulsione, di spinta dall’interno.

Mi accorgo che questo cambiamento ha portato via il forte dolore alla vecchia ferita. Mi sento forte e piena di una nuova energia. La testolina di Walter è già in vista da un po’: un cerchietto di cranio con pochi capelli biondi fa capolino da qualche tempo. Le spinte si susseguono, ma sembra che tutto rimanga dov’è.

Elisabetta mi consiglia di muovere le gambe. Si stupisce che non mi facciano male dopo tanto tempo che sono carponi. Non sento nessuno dolore alle ginocchia, ma la ascolto e mi sgranchisco un po’: prima una gamba, contrazione, poi l’altra gamba. Mi consiglia di fare una doccia… ah già! E la vasca? Non si era parlato di parto in acqua? Nella fretta di poche ore prima, vista la ritmicità delle contrazioni, è rimasta a casa dell’ostetrica assieme alla macchina fotografica. Si voleva fare qualche foto, un ricordo per noi, una testimonianza per Elisabetta. Alcuni ritratti discreti di un momento magico. Nessuna macchina fotografica: anche Rossana l’ha lasciata pronta a casa e Paolo ha dimenticato la mia in un cantiere. Walter non vuole foto per ora!

Arrivano le sei e si sveglia Miha. “Perché la mamma grida?” chiede tutto assonnato e con la sua copertina preferita in mano. “Sta nascendo Walter!”. “Mamma non ti preoccupare, ti copro con la mia “nanna”, ci sono io con te, sta nascendo Walter!” e mi tiene la mano… Che tenerezza infinita! Miha partecipa al mio dolore, lo rincuoro, va tutto bene, solo fa un po’ male. Lui mi sta vicino e mi “aiuta”. E’ bellissimo averlo vicino e sembra che per lui sia un evento del tutto normale.

Si continua ad intravedere parte della testolina di Walter che a volte è più esposta ed a volte rientra un po’….Elisabetta non si allarma, ma inizia a supporre il viaggio all’ospedale. Ospedale?! Non se ne parla nemmeno, io non mi muovo da qui! Non ne ho nessun dubbio, forse è anche la determinazione di Walter a voler nascere a casa…ha solo bisogno di un po’ di tempo e di aiuto. Del resto non ho saputo spostarmi neanche per la doccia, non posso immaginare di alzarmi, entrare in macchina ed andare in ospedale. Se c’è bisogno di tagliare, fallo tu, le dico.
Mi fa spostare un po’, mi distendo sulla schiena e puntando i piedi contro Paolo e Rossana spingo volontariamente durante le contrazioni… (come nei film). Qualcosa si è mosso. Elisabetta decide di chiamare Luciana al telefono, sono circa le sette del mattino. Miha sta disegnando, ha fatto un budino assieme a Rossana che si prende cura di lui, come se nulla fosse: il parto è un evento naturale e Miha ne è profondamente consapevole.

In questa seconda fase di spinta non ho più bisogno di aggrapparmi a qualcuno, ma la vicinanza delle persone mi dà un gran conforto. La potenza delle spinte è pazzesca. Come mai Walter tarda a nascere? Grido più volte durante le spinte “Walter vien fora!!! Dai che vojo veder i tuoi oceti!!!” Grido anche con rabbia, dopo tanto non è possibile andare all’ospedale…non più. E’ bastata l’esperienza con Miha: presunta rottura del sacco, nessuna contrazione né segnali di travaglio, una giornata di ossitocina (a dosi di cavallo: “Con queste dosi avrebbe dovuto sputarlo!” mi ha detto la dottoressa all’ospedale), un’ora di vasca in acqua tiepida dove le contrazioni, una volta tolta la flebo con l’ossitocina chimica, erano sparite quasi del tutto e per finire… il cesareo; poi dolori lancinanti per tutta la notte ed il piccolo Miha, angelico, dormiva nella sua scatoletta, completamente distaccato da me, estratto a forza dal suo nido ed abbandonato nella nursery, senza che io avessi la coscienza e l’energia per tenerlo in braccio. Nessuno me l’aveva detto e sembrava che stessero proprio facendo del loro meglio per badare a lui al mio posto! Mi sentivo accudita allora, tutto era fatto al meglio. Accudita, ma in colpa. Niente parto in acqua (volevo partorire in quell’ospedale proprio per questo motivo!), ma un cesareo. Niente abbracci: io distesa sotto 4 coperte con brividi di freddo fortissimi ed il piccolo Miha esausto e addormentato nella culla di plastica trasparente…

Walter è ora, non esitare! Sembra che l’impedimento sia una mia contrattura muscolare interna che riduce il passaggio di 1/3. I battiti del suo cuoricino sono sempre galoppanti, non dà segno di sofferenza. Vuole nascere a casa ed io sono d’accordo!
Arriva Luciana. Sono circa le otto. Le ostetriche si “parlano”. Continuo nella mia ferma decisione di non voler lasciare casa e la posizione carponi. “Bene, intanto porto Miha alla scuola materna” dice Paolo e sono già sulla porta spalancata quando, non so perché, Luciana esclama “Ma dove andate proprio ora che sta per nascere?!”

Sta per nascere? E cos’è cambiato? Io non ho sentito nulla di diverso! Eppure ecco che nella forte spinta che segue sento la testolina muoversi finalmente verso l’esterno e fermarsi a metà. Walter è riuscito a ruotare quel poco che gli serviva per uscire quando mi sono distesa ed ho spinto. Con la sua testolina ferma in quella posizione ho la sensazione di aprirmi in due. Arriva un’altra spinta e Walter esce con tutta la testa. E’ incredibile come, tra una spinta e l’altra, ci sia una tale quiete. Una calma immobile. Il riposo.
Il bimbo è fermo lì a metà ed io non posso spingere, ma solo aspettare. E va tutto bene. La Natura sa come si fa e fortunatamente anche le donne che ho accanto e quella antica dentro di me. Luciana mi dice “alla prossima spinta lo fai uscire, va bene?”. E così Walter nasce, senza una protesta, senza un pianto. Nella sua casa viene subito accolto in silenzio, un silenzio carico di emozioni, dai suoi cari: papà (che poi scappa a nascondersi per piangere dalla gioia), il fratellino Miha che l’ha aspettato da tanto e già in maggio sapeva che si chiamava Walter (!!?) e dalla sua mamma, al tenuo chiarore di una lampada schermata dal grembiulino stirato di Miha e dalla luce del giorno, ormai alto, che filtra dalle piccole finestrelle della porta d’ingresso.

Mi aiutano a distendermi, i muscoli sono provati e mi sento tremolante. Mi mettono Walter sul seno, ci guardiamo. Sento quasi pudore di incontrare i suoi occhi, ma quando lo guardo scopro una profondità ed una lucida intensità incredibili. Mi guarda come se mi avesse sempre vista. Lo aiutano ad attaccarsi al seno ed in breve lui inizia a ciucciare. E’ morbido e vellutato, profumato e coperto ancora di tanti fiocchi caseinosi. Lo copriamo con un panno morbido ed anch’io vengo coperta perché sento freddo. Guardo le sue manine affusolate, le dita lunghissime e sottili e mi ritorna subito in mente un solletico che sentivo a volte al basso ventre quando lui se ne stava dentro… probabilmente muoveva quelle ditini. Anche i piedini sono sottili e lunghi e molto piegati sulla tibia…si raddrizzeranno?!... Certo che si!
Non penso più a nulla e mi sento come se non fosse successo nulla durante la notte, come se mi fossi svegliata proprio in quel momento trovando Walter sul mio seno. Che magia meravigliosa! E’ difficile da spiegare l’incanto di quel momento. Mi perdo così tanto che non ricordo più nulla del cordone ombelicale e della placenta che deve nascere finché non sento dire “Chi taglia?” …Chi taglia cosa? Il cordone? No! Il cordone non si taglia! Paolo rimane più che sorpreso e solo in quel momento mi accorgo di non avergliene parlato, di non avergli spiegato della nascita Lotus. Ti spiegherò dopo, gli dico, intanto non tagliare proprio nulla! Così nasce anche la placenta. Per cinque o sei giorni rimarrà attaccata al suo proprietario avvolta nel sale, adagiata in una ciotola di ceramica, il tutto raccolto dentro una fodera di cotone.

Durante le prime ore dalla nascita non è stato semplice giostrarmi con bimbo-cordone-placenta, ma in breve ho preso mano. Spostare prima l’uno e poi l’altra o viceversa è diventata una manovra oltre che divertente anche molto famigliare!
Ogni giorno il rito della pulizia e ricambio del sale che profumavo con qualche goccia di olio di rosa mosqueta, lo stesso che mi spalmavo sul pancione e sulle grandi labbra per preparare i tessuti. E poi il latte: arrivato poche ore dopo la nascita in grande quantità e di ottima qualità. E’ così nutriente che Walter cresce 400g alla settimana. A me sembra un miracolo: l’esperienza precedente era stata molto diversa e deludente.

L’impazienza delle prime ore di voler stringere tra le braccia solo Walter si sostituì ben presto all’idea di non poter pensare ad una diversa realtà senza il seguito formato dal cordone e dalla tazza-placenta. Eppoi essa teneva “lontane” le persone inadeguate, proteggendo Walter e me dalla vicinanza di chi non si sentiva “pronto”.

E’ stato durante una visita dell’ostetrica che Walter aveva deciso di passare definitivamente al mondo terreno distaccandosi dalla sua “metà”, dal nido che conosceva più di ogni altra cosa, la placenta che per nove mesi e mezzo lo avevano nutrito e custodito. Ne fui contenta al primo momento, ma subito dopo un senso di perdita si fece spazio in me. E’ stato come perdere “il secondo”. Come se una parte importantissima fosse “morta” in quel momento. Un pizzico di tristezza mi pervase.

C’è veramente una connessione speciale che lega noi mamme ai figli, soprattutto quando l’esperienza del parto è vissuta con gioia e rispetto. Questa seconda esperienza mi ha ripagata dell’enorme sofferenza per l’inaspettato taglio cesareo per la nascita di Miha. Molti alludevano ad un secondo cesareo…per non rischiare… Ma per chi è il rischio maggiore oltre che per il bimbo? Grazie a quel cesareo che mi ha procurato enormi sofferenze, è sorto piano piano in me il desiderio di riscattare la mia capacità innata di procreatrice. Ho avuto la benedizione di incontrare “angeli” come Elisabetta che mi ha rivelato l’esistenza di un “mondo” che vive in noi donne, così misterioso e potente. Mi ha aiutata a trovare quella forza e sicurezza di poter fare meglio, di entrare in connessione col volere del bimbo ed assieme a lui, vivere l’esperienza della nascita come un’iniziazione.

Da quel momento, quando vedo una donna in attesa mi auguro che anche lei abbia la fortuna di poter vivere la magia di quei momenti. Che tutte le donne possano vivere la gravidanza e la nascita con la naturalezza della sua potenza.
Attraverso questa meravigliosa esperienza ho riacquistato la mia naturale capacità di “dare alla luce” nel rispetto del potere innato del bimbo di “venire al mondo”. Questa nascita mi ha ripagata per la sofferenza vissuta: i dolori del cesareo li ricordo ancora vividamente, il travaglio per l’arrivo di Walter non posso più considerarlo doloroso.


Per tutto questo oltre ad Elisabetta, Paolo, Rossana, Luciana, voglio ringraziare Miha perché senza l’esperienza che abbiamo vissuto assieme, probabilmente non avrei cercato un’altra “Via” e Michele per i trattamenti di cranio-sacrale che mi ha fatto durante l’ultimo periodo di gravidanza per preparare i tessuti e rilassarmi: Walter se la godeva e se ne stava immobile ed estatico assieme a me.


Con Amore, mamma Laura.

Anonimo ha detto...

ho scoperto di essere un adulto indaco nel senso che ormai ho trent'anni, vi spiace scrivermi, se avete modo, la possibilità di contattare Tappe per sapere cosa devo fare?
vi lascio questa mail di supporto: adaale22@mybox.it

elibu ha detto...

Ormai ho 50 anni..mia figlia Buni 27, fa l'ostetrica..nacque, come poi dopo i suoi due fratelli, in lotus birth..o come si diceva allora..parto dolce..
Ricordo che 29 anni fa era come dire che una volesse partorire sulla luna..eheheh.
I mio ultimo figlio è nato in casa. Si evolve..eheheh
Mia figlia, ora fa nascere i bambini e sa, sulla ua pelle, cosa significhi nascere bene..
Felice che dopo 30 anni il mondo ci stia arrivando..

Anonimo ha detto...

Non ho parole, veramente.
Beata la mamma (e Walter) dello articolo che sono riusciti a tanto.
Roberto.

Anonimo ha detto...

noi mamme lotus siamo davvero molte! ne sono entusiasta!
Potete visitare il sito italiano del lotus birth che sara' online a breve www.lotusbirth.it
per chi volesse approfondire il tema del parto consiglio
www.mammafacile.it
esperienze sul lotus birth
http://www.mammafacile.it/pratica/pancione/per_noi.php

Anonimo ha detto...

Salve,
sono in dolce attesa quasi 5 mesi, e navigando ho trovato il Lotus Birth. Nonostante consideri straordinario ritornare alla natura, ho un certo timore...parenti ed amici ci considereranno pazzi e fissati...
Non solo, se qualcosa dovesse non andar bene (non vedo cosa), i sensi di colpa mi anienterebbero.Che rischi ci sono per il cordone? probabilità di infezione, altro? a me non sembra, ma voglio sapere il più possibile.
Vorrei che l'evento fosse solo mio e del mio compagno..forse dovremmo tardare a comunicarlo a parenti ed amici...da noi c'è l'abitudine di recarsi in gruppi da 20 all'ospedle nelle prime ore dopo il parto..che silenzio ci potrà mai essere???
Consigli, suggerimenti...
Buona Giornata, da una futura mamma che non si rende ancora conto del miracolo che le sta per succedere.
Alice